Intervista a Sergio Baldassini, artista romano
A cura di Michela Giannotti
Sergio Baldassini, è un nuovo artista, più che un artista emergente.
Nasce nel 1979 a Roma, dove tuttora vive e lavora. Qualche anno fa prende la laurea di primo livello in ingegneria elettronica, ma entrando nella chiesa di San Pietro in Vincoli, accanto all’università, racconta di essere stato folgorato dal Mosè di Michelangelo e di essersi così convertito a nuova vita…artistica. In realtà, Sergio Baldassini è un autodidatta, inizia a dipingere già nell’adolescenza palleggiando tra il figurativo e l’astratto.
Artista, neo situazionista, provocatore, ribelle, si reinventa spesso tra performance e installazioni artistiche.
Ne parlo con lui seduti di fronte ad un caffè.
Che significato ha per te l’arte?
Prima di tutto credo che l’arte non sia solo forma ed estetica. Anche se, in generale, direi che gran parte delle persone non la pensa così. Nel particolare e dunque per me, l’arte deve essere portatrice di un messaggio, espressione del dramma sociale piuttosto che individuale, anche se le due espressioni nascono spesso insieme. Mi rendo conto però che quando l’arte è portatrice di un messaggio forte, politico,spesso a scapito della forma estetica, il meccanismo si inceppa. Il mercato e le gallerie iniziano a storcere la bocca.
Perché quale è la tua espressione artistica?
Diciamo che ho iniziato ad esprimermi sul serio partecipando con gli artisti del gruppo S.p.A., Società per Azioni Artistiche. Ad esempio, per dirne una, abbiamo occupato i bagni della galleria Nazionale d'Arte Moderna, portando a termine l'azione "W.C. S.p.A.CE", a cura di Eden Dust.
Una sigla dietro la quale ci sono diversi blitz, o appunto "azioni" come vengono chiamate da Eden Dust, in spazi pubblici. Io e altri sette artisti abbiamo allestito la mostra nei servizi igienici, in quanto questi rappresentano il luogo di antiproduzione artistica e produzione fisiologica: era lo spettatore e non il museo a decidere cosa fare delle nostre opere, se gettarle nel water oppure salvarle.
Clikka qui:
www.repubblica.it/2006/08/gallerie/spettacoliecultura/mostra-wc/13.html
http://italymedia.it/informa/2007/WC_space.htm
Ci son stati altri blitz?
Si a Roma, in via dei Condotti, sempre nel 2007: in quel caso abbiamo steso sulla strada un tappeto rosso sul quale giacevano 16 sagome-vittime degli ingranaggi della società contemporanea.
La gente mentre guardava le vetrine calpestava le vittime. Ma chi era la vera vittima? Lascio a te la risposta.
Ancora, in occasione della festa della Repubblica, un anno fa, siamo stati arrestati dalla Digos e indagati. Poi tutto si è risolto al meglio..Diciamo che abbiamo messo in atto una bella provocazione distribuendo tra il pubblico volantini anticostituzionali che facevano riferimento ad una nuova elaborazione dell’Art 1 della Costituzione “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” e ad un referendum inesistente. Successivamente sarebbe dovuta seguire un’esposizione di 20 dipinti su cartone rappresentanti scene di guerra. Non abbiamo fatto in tempo, ci hanno portato via prima.
Poi ho finito l’esperienza con S.p.A. e ho iniziato ad esporre in vari contesti artistici, tendenzialmente installazioni.
L’ultima in maggio, dal titolo “Ecce Homo”, in ricordo delle vittime sui luoghi di lavoro, presso lo spazio Cineclub Detour Offclub a Monti, Roma.
Progetti futuri?
Non ce ne sono nell’ immediato.
A chi ti ispiri?
Come contenuti a Jack London, il mio scrittore preferito, poi artisticamente c’è Kurt Schwitters e il mio amore per Michelangelo.
Ti reputi un artista emergente?
Direi un artista affossante, perché non c’è così tanto spazio per emergere. Anche se ho deciso che l’ingegnere non lo farò mai…piuttosto l’artista squattrinato.
Proprio per rimanere in tema, ultimamente sto componendo sopra dei “Post it”, figure e immagini che ritraggo dai giornali o dalla televisione; utilizzo il pennarello e poi l’acrilico che uso come un acquarello. Ho trovato anche un altro modo di spendere poco: disegno direttamente sulla tela grezza; si compra ad un buon prezzo in centro, a Largo Argentina.
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