lunedì 27 ottobre 2008

Intervista a Salvator Spagnolo artista

Intervista realizzata a Roma il 23.10.2008 ore 23.35
Mostra Personale Salvator Spagnolo
Inaugurazione Giovedì 6 Novembre ore 19.30 e fino al 22
CETUS Via Gregorio VII n.200-206 Roma
Ingresso libero


a cura di Michela Giannotti

Conosco Salvator Spagnolo a Lecce presso la prestigiosa galleria Ligth & Fashion aperta all'interno di Palazzo Francesco Foresta, un contraltare laico di cultura alla vicina chiesa di San Matteo. Salvator, danzatore e coreografo per circa venti anni, ha da sempre dedicato la vita all’arte e allo studio degli spazi, vive a New York per alcuni anni e lavora con importanti compagnie di danza. Circa un anno fa decide di prendere le distanze dal palcoscenico e dalla scena e di dedicarsi alla pittura. Ha da poco intrapreso un nuovo percorso artistico, in realtà già iniziato nel corso della sua carriera di ballerino e coreografo, conservando uno sguardo sempre attento ed istintuale allo studio degli equilibri e delle misure tra materia, pesi, corpi e la loro relazione con gli spazi.

Come è avvenuto questo cambio di tendenza artistica, da ballerino, coreografo a pittore/scultore?
Ho sempre sentito dentro questa passione, che ho maturato guardando e osservando intorno tutto ciò che poteva aiutarmi a creare: in scena, sul set, sul palcoscenico e dietro; fino a che, circa un anno fa, è finalmente venuta fuori. Lo ricordo come un momento di liberazione.
In realtà ho spesso fatto delle composizioni con oggetti, pezzi e materiali che trovavo nei camerini o sulla scena, poi li regalavo o semplicemente li lasciavo.

Oggi creare cosa significa per te?
E’ prendere coraggio, senza scendere a compromessi con le proprie frustrazioni, con i dolori e le scuse che troviamo in continuazione per non essere ciò che siamo. Può far paura lasciare le proprie certezze, il proprio campo, ma una volta preso atto, arriva il coraggio di scegliere, di agire e dunque finalmente di liberarsi.

Avevi dei punti di riferimento in questo campo nel momento in cui hai fatto questa scelta?
A dire il vero no. E’ un mondo che sto scoprendo e lo faccio con entusiasmo anche se ho da sempre frequentato l’ambiente..Poi l’incontro con l’artista Marcelo Bottaro , è stato decisivo e fondamentale. Il fatto di avere conosciuto una persona così autentica, rara e professionale, che ha da sempre dedicato la vita alla pittura, mi ha incoraggiato mostrandomi la strada dell’approccio alla superficie piana. Avendo da sempre lavorato con le tensioni muscolari come espressione dell’interiorità umana, la superficie piana è qualcosa da cui tendo a staccarmi. Non la temo, cerco di studiarla, rispettare la materia che aggiungo e compongo sopra, mi incuriosisce, ci dialogo, ma quando arrivo al “tempo morto”, di non creatività, allora mi fermo e attendo fino a quando non ci rientro in empatia. Il mio è un approccio istintivo, emozionale alla materia, cerco di non razionalizzare la creazione, di lasciarmi andare e di seguire il mio intuito.

Come ti definiresti in questa tua prima fase? Un figurativo?
No. In questa fase sto affrontando una serie di studi e temi che saranno in esposizione nella mia prossima personale che si inaugura il 6 novembre i quali affrontano determinati oggetti, figure, composizioni realizzate studiando i materiali e combinandoli in modo dialettico attraverso lo spazio.
Ho realizzato luoghi astratti, astrazioni di paesaggi e sequenze di elementi o piuttosto animali, soprattutto pesci ed aironi. Utilizzo dei materiali di uso comune decontestualizzati, dove la figura che viene a crearsi ha un suo substrato di significato intrinseco. Sono figure che appartengono ad un mondo onirico, che fluttuano, che si materializzano, attraverso l’uso di elementi e parti che nella realtà hanno un uso completamente diverso.

Che materiali utilizzi?
Uso di tutto. Solitamente, almeno in questa fase, parto da una base bituminosa, sulla quale inizio a comporre, con l’aiuto di pezzi e di qualsiasi cosa che trovo: fibre naturali, materiali plastici, metalli etc, a cui unisco, a volte, colori acrilici. Lavoro con la tecnica dell’ action painting e non uso quasi mai il pennello. Insomma per lo più compongo, taglio, macchio, incollo, brucio, fondo, cercando di conservare un gesto istintuale.

Parlando della tua prossima mostra, c’è dunque un tema predominante che affronterai rispetto ad altri?
Come ho detto, con questa mostra espongo una serie di studi tematici, sulla base dei quali continuerò a produrre, non ce ne è uno predominante. Esporrò circa 22 o 23 opere.

Cosa è l’arte per te?
L’arte è disciplina, comunicazione, è estetica, è antropologia, è trasformazione, sofferenza, gioia…son tante cose. E’ comunque qualcosa di indispensabile a non impoverirti. L’opera d’arte deve contenere un’alchimia di tanti fattori. Si deve essere aperti a percepirli e quando succede è come rinnovarsi, allargare la propria esperienza, trascendere la dimensione del quotidiano per un’altra capace di aggiungere significato alla vita.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

So good......

Anonimo ha detto...

Sono molto incuriosita da questo artista, verrò sicuramente alla suamostra personale!
A.

Anonimo ha detto...

Interessante

Anonimo ha detto...

Intervista....alle 23.35...fatta da una laureata in economia e commercio "esperta".....di che?
Povero mondo dell'arte
Ritorna all'economia!